Olocausto nucleare

Olocausto nucleare

So tre anni,

tre anni buoni

che mi alzo così

gambe pesanti, ‘sto un po’ a letto,

mattina presto


guardo il cellulare,

l’ultim’ora

Lei mi guarda male

E Putin mi minaccia

con le bombe nucleari


Bevo un caffè

Che pure lo stomaco s’incazza,

almeno siamo in due

Fisso un po’ la tazza,

n’altro po’ sembrano due

C’era la grotta, l’asinello e un bue


Il tempo va,

passano le ore,

tocca travestirsi da dottore

O da ingegnere, falegname,

carpentiere, da operaio


il parcheggio sotto casa

si trasforma in un vespaio

Sto in ritardo, già lo so,

ma lasciatemi perdere stamattina

Rassegna stampa già finita,

dico “passo” alla latrina


Che se poi ci pensi bene,

sto governo di amichetti

Dopo anni di balletti,

ce lo siamo guadagnato

Menomale che il PD, quel partitaccio,

non l’ho mai votato


Il voto utile mi han detto,

se o ripijo quel maledetto

Utilmente s’è scansato,

la sinistra si divide

E la sua leader, lo confesso

Non manco come se scrive



Mentre Giorgia, mica scema

S’è accollata all’africano pe’ na sera

Damme na mano a famme di’ de sì

Prima starlink, baci su X, merda sul BRICS


Vacanze in Italia,

le armi all’Ucraina

Magari a ragione,

intanto Zelensky

me deve gia’ mezzo mijone

NATO per uccidere, dicevo

Vacanze iraniane

per donne italiane

Vacanze magiare

europarlamentari


E’ tardi, maledetto il clero

Me tocca scende,

prende la metro,

sopravvive al borseggiatore

anvedi, aoh, ce sta pure cicalone


poi pijo un biglietto,

un regionale,

mille vatussi, sei peruviani e cento pigmei

tanto i soldi del biglietto so’ sempre i miei

arrivi tardi, e che je frega?

Menomale che non ho votato lega


C’avessi pur’io na base NATO, la userei per bombardare questo stato

De mafiosi, ristoratori e venditori

d’auto

Auto usate, beninteso, pure brutte da guardare


Siamo deboli in Europa

E deboli nel mondo

Vallette del tycoon

Che fanno al massimo da sfondo

Mentre il mare nostro ingrossa

la sabbia si fa rossa

“Dammi retta falli fare, so ‘e risorse de ‘sto mare”

Si diceva speranzosi

A adesso so’ ‘e vallette di mafiosi

Di caporali in luoghi afosi


Oppure te li mettono a spacciare

O a ciondolare

Davanti a qualche bar, qualche negozio

Così il bianco non ci entra

E allora il titolare ci ripensa

Svende a poco, a cosche e ‘ndrine

Ci apre un bangla o un centro snai

che se hai perso tutto a casa,

ce riprovi co’ ‘e schedine

visto mai…


Qui alla fabbrica è la pausa,

un quarto d’ora

Uso il bagno qui a lavoro

Che stamane non potevo,

ce lo sai che perdo il treno


Oramai cacare la mattina è un atto di rivoluzione

Sociale, civile, sanitaria, di opinione

Manco il suono dello sciacquone

E già mi chiamano, come un campanello

Sbrigati a fa questo,

muoviti a far quello


Sta nazione

schiava di Roma

mentre io

animale da soma

me dovrei pure senti’ in colpa

sotto ‘a doccia

pur pagandomi ogni goccia

che mi cade sui capelli

che so’ pochi pure quelli

no quel tipo lì, Bonelli

se chiamano Verdi, si vestono in bianco

se sentono bianchi, indossano il verde

se sentono neri, uomini veri, diversi da ieri

che se ci penso un altro po’

ma giusto un altro po’, davvero

me rendo presto conto

di quanto so’ stato stronzo

a esaltarmi pe’ travaglio

o per quello lì di Bari,

l’orecchino, i diritti pari

scappato in Canadà

col pargolo comprato

e il suo amato

e tante care cose

a chi lo aveva votato

…Ferocissimo…

Per non parlare a vuoto vado avanti

Con Tonino il magistrato

del Molise, posto incantato

se ci ripenso bene,

ne so’ ancora innamorato

però tra Razzi e Dcilipoti

generi e nipoti

s’è bruciato troppi voti

vado a rota, tiro innanzi Marco rizzo, Fratoianni,

zio Bersani e il poro Ignazio

per non parlare di Marrazzo

a Pie’, che cazzo!


Da qualche anno invece

Stessa solfa

Stessa zuppa

Per carità, i diritti arcobaleno

Sarei uno stronzo se li considerassi meno

Adozioni, fecondazioni, matrimoni

Tutto giusto

Ma il calendario in camera da letto

Io di certo non ce lo metto

E manco voi

E al ventisette, o giù di lì,

i conti tocca farli, proprio a noi

volontari, CoCoCo, stagionali, stronzi, eroi

se il lavoro non ti paga

dormi a casa con i suoi

altro che serenate, proposte, nozze

ma mica lo capiscono ‘ste finte rosse

che pure per amare chi ti pare

c’è una vita da comprare

per la gioia di un’Italia disillusa

venduta rate, IVA esclusa


Alienato, pezzo pezzo

Monto i pezzi di uno scafo

Mi sembra di sognare,

manco più di lavorare

e mi ritrovo a immaginare


Una sinistra popolare,

dritta al punto

Concentrata sul sociale

Magara dirai tu

Lo dico pure io

E me sa che siamo in tanti

Come una slavina de sogni infranti


Intanto


Sta giornata de lavoro è andata avanti

E mo’ è quasi finita,

posso ricomincia’ la vita

tornare a casa, da mia moglie,

quello stronzo de mi’ fijo


ma qualcosa me trattiene

non è un pensiero

no

non è un miraggio

cazzo è il mio avambraccio

quello sinistro, si capisce

nell’ingranaggio si è incastrato

è tutto macellato

“fermate st’ingranaggio!” provo a urlare

ma la voce non si sente

troppo rumore, ci riprovo

ma serve proprio a niente

amore mio, morire di maggio

basta solo un buon ingranaggio

volevo torna’ a casa

ma sto sinistro mi trattiene

non c’è più sangue nelle vene

dovevo torna’ a casa

la partita con Daniele,

mio figlio,

ieri ce le ha prese

gli volevo fa’ le scuse

c’aveva pure il compito d’inglese

e come batte forte sto cuore mio adesso

Un ultimo sprint,

poi dio me farà il processo


ma mo, in attesa di giudizio

penso a stamattina, dentro al letto

leggevo le notizie al cellulare

con lei che mi guardava male,

ricordate?

La paura di morire

Pe’ ‘na bomba nucleare?

E, strano a dirsi,

mi è bastato/ Andare a lavorare

Era meglio,

Molto meglio,

l’olocausto nucleare.

Era meglio,

Molto meglio,

l’olocausto nucleare.





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