L'Italia cresce 0,5% in 30 anni


Questa mappa descrive il cambio del livello salariale reale dal 1994 al 2024 (livello salariale reale vuol dire che il salario è stato corretto per l'inflazione)
Questa è l'Italia. Che bel record, che orgoglio.
Per capirci: se continuassimo con la stessa tendenza per altri 30 anni, in 60 anni i nostri salari sarebbero cresciuti dello 0,96%. In 90 anni dell’1,44%. In 100 anni, praticamente uguali. In 30 anni non si diventa un paese del terzo mondo, ma in 100 sì, e ne son già passati 30.
In altri termini questo grafico fa vedere come un salario medio mensile riesca a comprare la stessa quantità di pane al mese che saremmo riusciti a comprare 30 anni fa. Mentre in tutti i paesi attorno a noi c'è stata una crescita del "potere d'acquisto".
Questo dato scioccante è strettamente legato alla voce produttività del paese: la costante e incessante ricerca di efficienza e di crescita del PIL. Che ansia.
Ma che cos’è questa crescita di produttività?
Una spiegazione semplice: qualsiasi mestiere ha un costo e un guadagno.Un artigiano costruisce un comodino. Se ogni anno impara a farlo un po’ meglio (5% più veloce, 5% con meno legno, 5% più bello), ecco che cresce la produttività e cresce il suo PIL del 5%. Il medico che studia e si aggiorna cosi che riesce a curare il paziente 5% più efficacemente, o 5% più velocemente.
Difficile migliorare la propria professione del 5% all’anno? Nel lavoro individuale forse. A livello nazionale sì, l'innovazione e la ricerca servono a questo.
Senza miglioramento, il pane costa come 30 anni fa.
Esiste il fascino del:
Qui facciamo le cosa come le facevano 100 anni fa
Si ma sei un cretino, 100 anni fa provavano a farle meglio, a ingegnarsi.
Innovazione e Ricerca
L’innovazione e la ricerca dipendono fortemente dalla qualità del personale — dalla sua formazione — e dalla capacità di collocarlo nel ruolo più adatto, dove possa esprimere al meglio il proprio potenziale e ottenere la giusta remunerazione.
In Italia però abbiamo due grossi problemi, l'istruzione pessima e il contratto a tempo indeterminato che limita il trasferimento di personale da azienda ad azienda.

Italia sotto la Macedonia del Nord - non so come sia possibile, son stato in Macedonia, difficilmente diventerà mai una centro culturale. Si noti che quando si parla dell'impatto del livello di Istruzione nell'economia di un paese non si parla solo "numero di persone che arrivano all'Università", ma anche delle persone laureate che smettono di studiare, leggere e approfondire, in quanto chi ha più impatto sono comunque i singoli.
Contratto a tempo indeterminato come lo abbiamo noi, lo hanno in diversi paesi Europei, Francia in primis. Qui l'Economist parla di Europa e il professore della George Mason University, Alex Tabarrok, nonché autore di uno dei libri universitari più usati nel corso di primo anno di università negli Stati Uniti, spiega:
In our textbook, Modern Principles @tylercowen and I liken this effect to dating:
— Alex Tabarrok (@ATabarrok) October 5, 2025
"Imagine how difficult it would be to get a date if every date required marriage? In the same way, it’s more difficult to find a job when every job requires a long-term commitment from the… https://t.co/rDuT1B83Gp
Immagina quanto sarebbe difficile ottenere un appuntamento se ogni appuntamento richiedesse il matrimonio. Allo stesso modo, è più difficile trovare un lavoro quando ogni lavoro richiede un impegno a lungo termine da parte del datore di lavoro.
Se assumere diventa oneroso, le aziende assumono meno. Se le aziende assumono meno, i lavoratori non si muovono e preferiscono un posto sicuro mal allocato - che non sfrutta a pieno il loro talento e che limita le possibilità di guadagno. Triplo danno: cattivo salario, lavoratore che non esprime il suo talento e difficile essere assunti.
Da notare che il contratto a tempo indeterminato è stato un grande risultato di lotte sindacali. Purtroppo è diventato un esempio di "the tragedy of the commons" applicata al mercato del lavoro. Le organizzazioni sindacali, nel tentativo di massimizzare la sicurezza dei lavoratori, hanno promosso norme e tutele che riducono la flessibilità contrattuale. Tuttavia, la conseguenza collettiva è controintuitiva: la rigidità nella riallocazione della forza lavoro deprime la produttività, riduce la concorrenza salariale e, nel lungo periodo, limita la crescita dei salari reali.
Se queste critiche hanno senso, le classi più deboli e i disoccupati, dovrebbero chiedere l’abolizione del contratto a tempo indeterminato e la promozione dello studio/lavoro.
Quindi, flessibilità e istruzione per avere più posti di lavoro, personale più preparato e salari più alti?
Divago un secondo toccando un altro tema di cui raramente si parla: l'assurdità del diritto al lavoro. Per avere un diritto al lavoro, serve anche l’obbligo di assunzione. In altre parole, si obbligherebbe un ente ad assumere un non lavoratore. Questo, da un punto di vista economico, è insostenibile, perché contrasta con la natura stessa dei rapporti di produzione, che si basano sulla libertà contrattuale e sulla domanda effettiva di lavoro.
Che fare?
Servono riforme profonde. L’ultima riforma forte è stata la Fornero, che ci ha salvato dalla bancarotta delle pensioni (fattaccio che sta succedendo adesso in Francia).
Cosa dice la sinistra oggi?
La Schlein dopo aver parlato di decrescita felice ora combatte contro la destra e i fascismi, grande tormentone ma che non si capisce come contribuisca alle sorti degli italiani, non ha rilasciato interviste recenti, quindi non saprei.
Conte invece ha le idee più chiare.

Per rilanciare l’economia italiana serve una terapia d’urto. Ecco le nostre 4 proposte ⤵️ pic.twitter.com/txR5HPm2Ef
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) October 9, 2025
4 punti che prevedono tutti aumento della spesa pubblica e del debito, per poi concludere l'intervento con un bel aumento delle tasse sui profitti (corporate income tax in inglese) per le aziende "cattive" - cita industrie quali banche, elettricità e difesa. Le uniche industrie che stanno andando bene e potrebbero assumere, le tassiamo di più per offrire più assistenzialismo. Tradotto in altre parole, aziende che vanno bene, andate via dall’Italia, lavoratori mal allocati e disoccupati, non vi preoccupate, lo Stato vi manda la paghetta.
Daje tutta. Quali sono le tasse peggiori per la crescita?
