La 194 non è intoccabile
Il 76% degli italiani, 3 su 4, sono favorevoli all'aborto. È quanto emerge da un'indagine effettuata da SWG per l'Associazione Luca Coscioni a 46 anni dalla Legge 194. Sono numeri significativi, anche se personalmente mi chiedo ancora che tipo di flatulenze oscurantiste svolazzino nei crani di quel restante 24%. Devo dire che non mi è difficile prefigurarmi un loro eventuale identikit, il quale solo pensiero mi fa venire una voglia di bestemmiare tanto forte da farmi uscire il sangue dal naso. Ma vabbè, fermiamoci a quell'identikit ed evitiamo di abbandonarci a vilipendi molto poco razionalisti. La questione che però fa saltare il banco non è questa, ma piuttosto il fatto che in Italia il 70% dei ginecologi che lavorano negli ospedali pubblici sia obiettore di coscienza. Questo dato è riportato nell'ultima relazione del Ministero della Salute sull'attuazione della Legge 194/78, basata sui dati del 2018. In dieci regioni, la percentuale media viene superata con i picchi di Molise (92,3%) e Provincia di Bolzano (87,2%).
Quindi, fatemi fare due conti della serva: settevirgolasei italiani su dieci sono a favore dell'aborto e quasi altrettanti ginecologi sono contrari? Ma che strano. Eppure parliamo di medici, uomini di scienza, non certo di un gruppo di bercianti ultras di qualche entità inesistente. E allora perché mai questa distorsione?
Prendo spunto da un estratto di Annalisa Camilli, pubblicato nel 2023 su 'Internazionale'.
Medici di serie b
A 45 anni dall’approvazione della legge che ha depenalizzato l’aborto in Italia entro il terzo mese di gravidanza, il tasso di obiezione tra i medici e il personale sanitario è talmente alto da rendere problematica o impraticabile l’interruzione di gravidanza in molte zone del paese: le donne che vogliono ricorrere all’ivg (interruzione volontaria di gravidanza) faticano a trovare informazioni, devono aspettare molto tempo per abortire oppure sono costrette a spostarsi in un’altra regione per fare l’operazione. Dall’indagine di Lalli e Montegiove, basata su richieste di accesso civico generalizzato alle regioni, emerge che il Molise è la regione con la più alta percentuale di obiettori: su due strutture ospedaliere in totale, una ha tutti i medici ginecologi obiettori, mentre nell’altra sono obiettori otto medici su dieci. (...) In Molise l’ivg si pratica solo nell’ospedale di Campobasso e l’unico medico non obiettore della regione, Michele Mariano, è stato diverse volte costretto a rimandare la pensione, perché ai concorsi indetti per la sua sostituzione non si presentava nessuno. Secondo Mariano la maggior parte dei colleghi è obiettore “perché chi fa aborti non fa carriera: trovatemi un primario che ne faccia. In Italia c’è la chiesa, e finché ci sarà il Vaticano che detta legge il problema ci sarà sempre. E poi perché la maggioranza dell’opinione pubblica – e dei colleghi – considera chi pratica l’ivg come qualcuno da mettere da parte, ginecologi di serie b, che fanno qualcosa di brutto”. Anche secondo Marina Toschi, ginecologa dell’Aied, il problema è soprattutto il giudizio legato all’aborto: “La difficoltà di accedere all’aborto in zone come le Marche è legato a diversi fattori, ma in primo luogo allo stigma che ancora circonda i medici che praticano l’ivg. Spesso i ginecologi non obiettori si trovano a fare solo aborti, con un carico di lavoro molto alto, senza una remunerazione adeguata e subendo il discredito ancora legato a queste operazioni. Molti pensano: chi me lo fa fare?”, commenta Toschi, che una volta ogni tre settimane andava all’ospedale di Ascoli Piceno per eseguire interventi di interruzione di gravidanza.
Ah, ok. Allora tutto potrebbe tornare.
Al di là della percentuale che non pratica l'interruzione di gravidanza per etica o credo religioso (Stando a una ricerca pubblicata nel 1989 con il titolo Valori, scienza e trascendenza, la percentuale degli scienziati che credono in dio sarebbero il 36,1%), la restante, semplificando drasticamente, non vorrebbe avere rotture di coglioni nel proprio iter di carriera. Chiariamo: non sta a me né a nessuno giudicare le scelte professionali del prossimo. Un medico ha tutto il diritto di fare il grano siliconando zinne cadenti o sbiancando buchi di culo. Allo stesso modo, un medico che opera nel pubblico ha il dovere morale e civico di operare secondo l'etica civile e legale del proprio paese.
E qui, ahimè, potrebbe cascare l'asino, poiché l'art.9 della legge 194 recita: Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l'interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione.
Postilla che apre quindi a molteplici scenari in cui, guarda un po’, indovina chi se la prende nel culo? Esatto.
Mi rendo conto che, trovandoci nella logica del 'meglio di niente', la mia riflessione potrebbe avere caratteri controversi. La legge 194, di fatto, depenalizza l'interruzione di gravidanza (precedentemente vietata) e, di conseguenza, stabilisce un diritto.
È comprensibile (ma non condivisibile) il fatto che, sebbene con la dovuta ipocrisia, all'epoca, nel 1978, ci si trovasse nelle condizioni di dover tutelare quei medici che avevano preso servizio in un periodo storico in cui l'aborto era considerato illegale. Oggi, a distanza di 46 anni, di quella generazione non è rimasto quasi nessuno in servizio. Tuttavia, finché l'art. 9 della legge 194 esisterà così com'è, un medico ha tutto il diritto di obiettare.
Purtroppo, fin quando la questione continuerà a essere portata esclusivamente sul piano morale, generando di fatto due tifoserie di curve contrapposte, la legge, così com'è, godrà di lunga vita. Ripetiamolo: è una legge che, sebbene abbia creato una rottura fondamentale ed epocale per la nostra società civile, è ancora oggi, per molti aspetti, obsoleta e inadeguata.
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione del Consiglio europeo del 18 aprile scorso, riportò questa dichiarazione:
L'emendamento al decreto Pnrr, sui movimenti pro-vita nei consultori, ricalca esattamente il testo della legge 194: la legge 194 lo prevede. Sa cosa penso io? Che in realtà quelli che vogliono modificare la legge 194 siano a sinistra. Perché noi non abbiamo mai chiesto di modificarla, ma quando chiedi la piena applicazione della legge 194, che è di estremo equilibrio e ben fatta anche sulla prevenzione, ci si straccia le vesti. Allora si dicano le cose come stanno: si vuole modificare la legge 194? Non sono io a volerlo fare. Lo vogliono fare gli altri? Lo dicano e se ne assumano la responsabilità.
Grazie per la coerenza Presidente. E sì, è da modificare e me ne assumo la responsabilità. (Che poi, pensandoci bene, ma che minchia di responsabilità mi dovrei assumere?)