Il sesso in una stanza che fa male ai puccettoni
I bambini! Qualcuno pensi ai bambini! Tranquilli, c'è l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), che dal 2025 impedirà ai pargoli con età inferiore alla maggiore di scommettere online, guardare i video porno o comunque accedere a contenuti potenzialmente dannosi. La disposizione è in linea con quanto contenuto nel Digital Service Act predisposto dalla Commissione Europea, quindi niente di nuovo. All'Articolo 28, infatti, si sancisce la necessità di tutelare i minori dal pericolo di «essere danneggiati nell'età dello sviluppo fisico, mentale e morale». Senza scomodare l'Europa: nella seduta del 24 settembre 2024, infatti, l'AGCOM ha approvato un nuovo schema di regolamento che stabilisce le modalità tecniche e di processo per l'accertamento della maggiore età degli utenti online che è stato poi adottato nella legge legge del 13 novembre 2023, n. 159, il malamente detto Decreto Caivano [nota: perché malamente? Perché Caivano, 35.972 abitanti al 30 aprile 2024, è diventata sineddoche del male puro. Non un enorme agglomerato urbano in cui c'è letteralmente di tutto, addirittura persone perbene, ma la spugna che assorbe solo gli umori abietti. Forse “quel paese” in cui è capitato a tutti di essere mandati è proprio Caivano. Mistero risolto].
Tornando a noi, quelli che la sanno lunga chiamano l'accertamento della maggiore età per l'accesso ai siti sporchi "age assurance". In inglese fa sempre un po' più paura, soprattutto per i non studiati. Per fare un esempio contingente, stiamo parlando del pulsantino “Ho 18 o più anni” che ci accoglie con discrezione sui siti pornografici. Un atto di fiducia che non si raccoglierà forse mai più nella vita. Letteralmente. Giriamoci un po' intorno per capire meglio. L'AGCOM ci vuole bene come mammà e, come mammà, sa che ogni tanto facciamo le marachelle davanti al computer o al cellulare. Però se mammà ci punisce con la cucchiara o con la ciabatta e condona momentaneamente il dolo pur cosciente della recidiva, l'AGCOM, che è intrisa di realtà, mica te la fa passare liscia: non solo la cucchiara te la spezza sulle mani, ma ti impedisce proprio di rifarlo perché sa che lo rifarai e questo non sta bene. Queste cose, al più, solo quando crescerai e sarai fuori da casa mia. Se ti vuoi fare una bolletta (non quella della luce), scommettere sui cavalli virtuali o una sessione di autoerotismo sol* dentro la stanza e tutto il mondo fuori, devi dimostrare la maggiore età. Possibilmente con lo SPID. Non è un'iperbole, l'AGCOM si è espressa proprio così: age assurance attraverso lo SPID. Alla notizia il popolo degli autoerotomani ci è rimasto un sacco male e ha sbattuto i piedi fino a sollevare un polverone: avrò pure 18-30-40-50-60-70 anni, ma mica voglio far sapere a Bill Gates che guardo la gente ammucchiarsi per finta e fare cose un po' particolari, mica proprio a lui devo mostrare quali sono le mie fantasie al di là del crochet con l'angora e dell'impasto per la pizza ad alta idratazione. Questo nonostante la posizione dell'AGCOM non sia ancora definitiva o ufficiale, come viene chiarito, ma come si dice: una smentita è una notizia data due volte.
Siamo certi sia la prima cosa venuta in mente a questi grigi burocrati della polizia morale, perché lo SPID i ragazzini mica ce l'hanno e quindi tutto risolto. Ma quanti tra i 18-30-40-50-60-70enni ce l'hanno? E ti pare che quelli più svegli della cucciolata possano concepire di usarlo sia per i servizi della pubblica amministrazione che per farsi un solitario nella stanzetta? Già è tanto averne imparato la funzionalità, ricordarsi le password e accettare ogni volta la strizza che qualcosa possa andare storto. Ma usarlo per accedere al cassetto fiscale e poi al sito porno è un po' come portarsi in bagno il tovagliolo usato a pranzo. Non è igienico per la privacy. Sì, certo, la navigazione in incognito è un'offesa alla nostra intelligenza, ma vuoi mettere il brivido di fingere di riuscire a strisciare di soppiatto nelle fogne del web? Adesso, invece, si è mettessi nelle condizioni di andarlo a sbandierare in giro : sto guardando un porno. E sappiamo che mettersi le mani nelle mutande, per di più davanti a tutti come prevede questa direttiva, pare brutto. San Luigi piange.
Quante storie!, sbotta l'AGCOM. A parte che è solo una menata buttata lì, quella dello SPID, ma poi terremo al sicuro i vostri segreti con un sistema di «doppio anonimato» anche con le alternative per la verifica della maggiore età (cosa credevate, mica siamo fessi): la Carta d'Identità Elettronica (i ragazzini ce l'hanno, giusto?), l'IT Wallet - un portafoglio digitale che conterrà vari documenti personali - o altri metodi di autenticazione che rispettino le linee guida dell'AGCOM. In sostanza, i fornitori di prova della maggiore età non potranno conoscere il servizio per cui è stato richiesto l'accesso. Quindi Agenzia delle Entrate=Porn Hub. Un processo dunque diviso in due passaggi. «Soggetti terzi indipendenti», spiega Roberto Cosentino sul Corriere della Sera, dovranno porre la verifica della prova di maggiore età prima tramite identificazione, poi tramite autenticazione, come la fornitura di contenuti pornografici tramite sito o piattaforma.
Insomma, tutto questo per tutelare i ragazzini. Ma gli adulti! Nessuno pensa agli adulti! Nessuno pensa che il sesso, in millemila forme, sia una cosa meravigliosa e che il piacere sia un diritto. Poi, a dirla tutta, a noi la sessualità non ce l'ha spiegata nessuno e non mi pare siamo venuti su una manica di deviati mentali se abbiamo fatto o continuiamo a fare giretti sui siti mainstream di pornografia. Onestamente non credo che gli stupri avvengano a causa della fruizione pornografica. È un male molto, molto più profondo, eppure lampante. Il classico elefante nella stanza. Degrado sociale, economico, culturale e si intende non solo di disagio materiale: non è solo Caivano. E a parte il fatto che a Caivano ci sono delle ottime persone, nella buona società ci sono anche delle persone di merda. La violenza e la sopraffazione sessuale nascono in quelle famiglie e quei contesti dove la violenza e la sopraffazione traversale si consumano quotidianamente. Non è per colpa di Rocco Siffredi, Selen o Franco Trentalance (non sono per niente aggiornata sullo star system, mi si perdoni) se i ragazzi danno fondo alla melma che ognuno di noi serba nel profondo. E la mia non è certo un'apologia in difesa dei poveri puccettoni. Poi c'è anche qualcuno che dà la colpa alla scuola, come se fosse la fonte battesimale di ogni peccato esogeno alle aule e i professori siano funzionari della buonafede. E allora a mettere la toppa a tutte le mancanze familiari e sociali arriva lo Stato e la mette male, perché lo Stato non ci conosce più. Anzi, non conosce più lo stato dei tempi. Ed è per questo che limita, punisce, segrega, per questo istituisce il Family Day per uno e un solo tipo di famiglia e si preoccupa più di pornografia e teoria gender che dell'ascolto concreto. Le regole servono, laddove, però, il problema da normare sia individuato con estrema lucidità. Di pornografia bisogna parlare, si deve parlare per capire qual è e se c'è un limite – che, banalmente, è la consensualità (d'accordo solo il parte con la posizione di Lilly Gruber, che ne ha fatto anche un libro. Qui un suo articolo a riguardo). Sono il silenzio e la repressione a uccidere. E comunque il diritto alla pippa nessuno potrà mai togliercelo.