GIGI D'AGOSTINO RAUS!

GIGI D'AGOSTINO RAUS!

Che vi piaccia o no, 'L'Amour Toujours' di Gigi D'agostino è stato un inno generazionale. E come accade agli inni, non passano mai di moda, anzi, vengono imparati dalle nuove generazione e portati avanti come vessilli immortali.

In questi giorni, Gigi D'Agostino è tornato alla ribalta. Non per il suo imminente ritorno sulle scene, dopo la brutta malattia che lo ha colpito un paio d'anni fa, ma perché il suo celebre brano è diventato, suo malgrado, un inno dell'estrema destra. Pare che gruppi di fascisti mitteleuropei, ungheresi e tedeschi su tutti, si siano prodotti in cori di stampo fascista sulle note di 'L'Amour Toujours', scegliendo come vetrina gli Europei di calcio.

Fin qui niente di nuovo, sia chiaro, basti pensare al coro degli ultras della Lazio nel 2019, che sempre sulle note del brano faceva: 'Po, poporopo, poporopo, questa banana è di Bakayoko' alla vigilia di un Milan-Lazio. Effettivamente potrei ricordarmelo solo io, poiché assiduo frequentatore di pagine web dedite al diffondere stronzate.

Il ritmo in quattro quarti e la cassa dritta su una melodia cantabile, d'altronde, può facilmente diventare oggetto di cori di qualsiasi natura, un fenomeno antico quanto il mondo. Ricordo ancora, nel lontano 2008, durante una serata post contestazioni della legge Gelmini alla Sapienza, un duetto di studenti pesantemente fuori corso e ubriachi che cantavano: "Andavan' a Nassiriya per cercar democrazia, han fatto bum! Han fatto bum!" sulle note di "Andavo a cento all'ora" di Gianni Morandi, per poi chiudere la propria esibizione con: "Se more d'eroina, se more sul lavoro, che cazzo me ne frega se more Ardo Moro! Poropopo, popo, potere operaio!", sulle note di un celebre motivetto di cui però adesso mi sfugge l'autore. Un coro, quest'ultimo, che tra l'altro continua a ossessionarmi a oltre quindici anni di distanza.

Indimenticabili sono anche i cori da stadio, come quello dedicato a Pessotto dagli ultras interisti dopo il suo tentativo di suicidio: "La macchina di Bettega, Pessotto sul cruscotto! Salivi al terzo piano, con il rosario in mano. Perché? Perché? Perché? Ti sei buttato sotto, Pessotto? Ormai sei tutto rotto", sulle note del "Ballo del Mattone" di Rita Pavone. Oppure quello che faceva: "L'hanno detto al Giubileo, non c'è spazio per l'ebreo, papa Ratzinger! È papa Ratzinger" sulle note di "Disco Bambina" di Heather Parisi.

Insomma, la quintessenza della goliardia più sguaiata e scorretta che, grazie ai centinaia di gigabyte di memoria cerebrale presi in ostaggio da questo genere di minchiate, potrei continuare a elencare per ore.

Ma tornando alla notizia: la questione è che, in risposta ai cori fascisti sulle note di "L'Amour Toujours" di Gigi D'Agostino, la UEFA ha deciso di VIETARE la riproduzione della canzone negli stadi. Esatto, VIETARE il brano. Vorrei bestemmiare, ma farlo per iscritto non rende allo stesso modo.

Come prevedibile, la decisione non è stata ben accolta da diversi tifosi in Germania, che hanno continuato a cantarla negli stadi e nelle piazze, sfidando la UEFA. Tra i più attivi ci sono gli ultras ungheresi, che hanno più volte esposto bandiere con il volto del DJ torinese e lo slogan "Free Gigi".

La risposta dell'artista non si è fatta attendere: "Vietare le cose porta il brutto a vincere sul bello", "La musica è una delle cose più belle che abbiamo, le persone possono comunque continuare a cantare cose orribili anche senza quella canzone, potrebbero anche sceglierne un’altra. Le autorità affrontino il vero problema anziché pensare a vietare la musica".

Credo non ci sia molto altro da aggiungere a queste puntuali parole. Ancora una volta però questa ridicola crociata contro gli estremismi continua a schiacciare merde in tutte le direzioni, diventando di fatto lo zimbello di chi ancora mantiene un briciolo di logica e fornendo continui assist a chi vuole esclusivamente sfogare le proprie barbarie proto-ideologiche, vedendo i propri consensi crescere esponenzialmente.

Che altro dire? Mi sa un bel niente. Non ci resta che osservare, ancora una volta impotenti, le isteriche burrasche di idiozia del nostro tempo.

A questo punto l'unico auspicio che mi rimane è che per lo stesso motivo vietino una volta per tutte anche le canzoni di Rita Pavone.

Niente di personale, si intende.

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