Valle della Luna: il mondo perduto
Il 6 agosto 2024, le forze dell'ordine, tra cui Carabinieri, Polizia Locale e Polizia di Stato, hanno effettuato un'operazione di sgombero a Cala Grande, meglio conosciuta come Valle della Luna, presso Santa Teresa di Gallura. Questo angolo di Sardegna, celebre per le sue grotte suggestive e il paesaggio quasi lunare, ospitava da decenni una comunità hippy che si era stabilita lì negli anni '60. Con circa trenta membri, questa comunità ha vissuto in simbiosi con l'ambiente, ma la loro presenza è diventata un tema controverso tra i residenti locali.
Ventidue campeggiatori abusivi, multe per quasi 7mila euro e cento persone identificate. Sono i numeri del nuovo blitz delle Forze dell’ordine nella “Valle della Luna”, a Santa Teresa Gallura, località nell’area protetta di Cala Grande. Scrive la testata locale "L'unione Sarda". I Carabinieri della compagnia di Tempio Pausania, assieme allo squadrone Cacciatori carabinieri di Abbasanta ed alla Polizia locale di Santa Teresa, hanno unito le forze per garantire il rispetto dell’area. All'operazione ha partecipato anche il sindaco Nadia Matta, che ha espresso il suo apprezzamento per l'efficace azione delle forze dell'ordine. Durante l'operazione sono state sanzionate 22 persone per campeggio abusivo, con un totale di 6.600 euro di multe. Il primo cittadino ha personalmente ringraziato militari e Polizia, riconoscendo il loro impegno per la protezione del territorio.
Premettiamo che siamo assidui frequentatori della Valle della Luna, non per una particolare fascinazione verso la cultura hippy e le sue nudità, ma perché dalla cosiddetta "terza valle" si gode uno dei tramonti più spettacolari di tutta la Sardegna, si beve qualche birra, si dorme sotto le stelle e l'indomani si leva il disturbo (raccogliendo ovviamente tutta la monnezza prodotta e buttandola in appositi cassonetti deputati alla raccolta differenziata). Insomma, una volta superato il trauma dei grossi e abbronzati peni degli alloggianti, si può tranquillamente affermare che ci si trova in un autentico paradiso terrestre.
Quest’anno siamo tornati per vedere di persona le conseguenze degli sgomberi recenti e per fare qualche domanda in giro, cercando di capire come si sia evoluta la situazione.
La prima cosa che ci salta all'occhio è che il grosso totem che sorgeva al centro della prima valle (di cui abbiamo sempre ignorato il significato simbolico) non c'è più. Eh vabbè, fin qui pure sticazzi, anche perché a mio parere era piuttosto brutto (de gustibus non disputandum est).
Arrampicandoci tra gli scogli per raggiungere la terza valle, notiamo che le varie grotte, dimora annuale dei senatori di lunga data, erano state effettivamente sgomberate e riportate più o meno alla loro condizione originale. Tuttavia, un'altra cosa che non possiamo fare a meno di notare è l’aumento significativo di immondizia di vario genere: sparsa qua e là nella brughiera (ahimè, una scena a cui siamo fin troppo abituati sulla maggior parte del litorale balneabile) o "organizzata" in buste di plastica e contenitori di ogni tipo. All’inizio, non riusciamo a capirne il motivo; dopotutto, pensavamo che, per quanto innocui potessero essere stati i residenti storici, fossero loro a produrre quei rifiuti. Ebbene, ci sbagliavamo (stronzi trinariciuti che non siamo altro).
La prima conferma arriva da uno dei venditori di amuleti che, storicamente, espone la propria merce nel luogo dove un tempo sorgeva il totem. Lo chiameremo Rufus, non tanto per mantenerne l’anonimato, ma perché in realtà non ci siamo preoccupati di chiedergli il suo vero nome.
Rufus ci conferma quello che già sapevamo riguardo allo sgombero, sottolineando che la maggior parte della spazzatura “organizzata” che abbiamo visto lungo il percorso è stata lasciata dalle squadre di sgombero e - interpretazione del sottoscritto - la passeranno poi a riprendere col coso... come si chiama? Col... dai, come si chiama? Ah, sì. Col cazzo. (cit.)
Dietro allo sgombero ci sarebbe la volontà quindi di aprire una sorta di ente parco. Purtroppo però, a detta del nostro Rufus, sembra che questa operazione, sia diventata un’occasione per una gestione discutibile dei fondi europei e che il progetto non si realizzi mai come inizialmente previsto. In sostanza, ci si trova di fronte all'accusa dell'ennesimo "magna magna" di soldi pubblici, con pochi risultati tangibili a breve termine. A questo si aggiunge il fatto che gli sgomberi hanno ridotto l'afflusso di persone da tutta Italia e dal resto del mondo, compromettendo così il valore positivo dell'incontro, della condivisione e dello scambio tra le persone. Rufus ci parla di complotti e di poteri forti, se la prende ripetutamente con la neo sindaca di destra Nadia Matta, che a detta sua, aveva bisogno di una dimostrazione simbolica del suo potere sul territorio. Ci racconta che un suo amico durante lo sgombero venne svegliato dalla sua pennica sulla sua amaca per ricevere una multa per "bivacco a mezzo amaca", 350 euro. Altri due vennero cacciati dalla grotta dove risiedevano, e a causa del muretto a secco che han messo su per dividersi gli spazi, si son beccati un'altra multina per "abuso edilizio", 350 euro. Rufus è visibilmente contrariato dalle scelte della sindaca. Ci è parso di capire che a Rufus non piace la politica e, immaginiamo, alla politica non piace Rufus.
Ci congediamo dal primo intervistato e, mentre ci allontaniamo, veniamo attratti da un apache moderno di circa quarantacinque-cinquanta anni, tutto tatuaggi e collane, capelli lunghi neri e un'espressione di chi la sa lunga. Ci osserva con il tipico e sardonico sguardo dell'Apache. Gli chiediamo se possiamo fargli qualche domanda e, alzando il mento e mostrando una parziale disponibilità, ci dice che prima deve consultarsi con gli altri saggi della valle, che si trovano a riposare ricoperti di polvere sotto un imponente costone di granito poco più in là. Non possiamo che accettare. Nel frattempo proviamo a fare un paio di domande a una coppia di giovani in procinto ad andarsene a casa. Due persone carine e disponibili, ma essendo lì per la prima volta non sanno dirci nulla, se non che il mare in Sardegna sia bello.
Sentiamo un fischio, un richiamo. Veniamo accolti dal gran consiglio degli irriducibili. L'Apache ci indica con dei cenni della testa e dei versi gutturali che a parlare con noi saranno due individui. Io mi ritrovo a discutere con un uomo sulla cinquantina che, in modo appassionato, espone il suo pensiero sul presunto diritto naturale dell'essere umano di rivendicare, fin dalla sua comparsa sul pianeta, uno spazio vitale. Carpito alla rinfusa queste informazioni, ammetto di non aver capito più nulla.
Nel frattempo, Alfredo si intrattiene con il secondo individuo. Abbronzato, magro, volto piccolo incorniciato da una barbetta gli conferiscono un'aura da saggio del villaggio, con una lontana somiglianza al maestro Muten di Dragon Ball. Ci compiacciamo nel constatare che effettivamente è quella che potremmo definire, senza alcun sarcasmo, la mente più illuminata del clan. Ci offre una spiegazione chiara e dettagliata della situazione.
Secondo il maestro Muten, la classe politica vicina agli ambienti del neoeletto sindaco avrebbe utilizzato la presunta occupazione abusiva e l’accumulo di sporcizia come pretesto per giustificare lo sgombero della valle. Tuttavia, il nostro interlocutore, sottolinea che i residenti di lungo termine della valle – coloro che trascorrono qui tutto l'inverno – erano meno di una decina e loro sono gli unici che volontariamente, si occupavano della pulizia e del decoro dell'intera area. Questi residenti, infatti, si adoperavano per rimediare alla sporcizia lasciata dai turisti di passaggio. Questo processo di pulizia prevede il riempimento di bustoni di spazzatura che periodicamente vengono trasportati a piedi per 45' tra i massi su e giù per una collina fino ai cassonetti posti all'entrata della valle.
Maestro Muten ci racconta che la new sindaca, per creare ulteriori difficoltà ai residenti (e non solo), durante lo sgombero, ha rimosso i cassonetti situati all’ingresso della valle. Questa scelta impone ai nostri sherpa netturbini di dover trasportare la spazzatura sino ai cassonetti in città, trasformando il trekking di 45' in un viaggio di mezza giornata. Ottima mossa del Comune, complimenti.
Infine, il maestro ha proposto, pur consapevole delle difficoltà dell’impresa, di aprire un dialogo con le istituzioni locali, offrendo la propria rappresentanza come garante della pulizia e del decoro della valle.
In definitiva, la sensazione che abbiamo provato è stata quella di assistere all’inizio della fine di un mondo destinato a diventare solo un ricordo. Speriamo che l'interesse politico ed economico per la Valle della Luna segua la lentezza a cui siamo abituati nel nostro paese, permettendoci di godere di questo luogo ancora per un po'. Almeno fino al giorno in cui sorgerà il primo chiringuito di merda, avvolto da uno sciame di stronzi e l’intera Valle sarà invasa da una fastidiosa versione lounge di "Sweet Child of Mine".
Non pensavamo di doverlo mai dire, ma sì, ci mancheranno i fricchettoni.