Necrosi ludopatiche

Ci troviamo verso l’ultimo trimestre del 2025 e i dati raccolti sul gioco d’azzardo in Italia non sono certo confortanti.
fonti: www.giocoresponsabile.info
Numeri della ludopatia e del gioco d'azzardo
- 1,5 milioni di persone affette da gioco problematico.
- 157 miliardi di euro spesi nel 2024, in forte aumento rispetto agli anni precedenti.
Gioco d’azzardo online e demografia
- Aumento del gioco online: ha superato quello fisico in termini di raccolta, rappresentando il 60% nel 2021.
- Abbassamento dell’età: il giocatore medio si è ringiovanito e aumenta la partecipazione femminile.
- Giocatori più giovani: tra il 2023 e il 2025, il 37% degli adolescenti tra i 14 e i 19 anni ha giocato, prediligendo il gioco online.
Ma partiamo dall’abecedario minimo.
Si definisce gioco d’azzardo qualsiasi gioco in cui si investono soldi e il cui risultato dipende prevalentemente dal caso, non dall’abilità o dalle decisioni del giocatore.
A differenza di altri “vizi” o “immoralità”, in Italia il gioco d’azzardo è legale, purché operi sotto licenza e regolamentazione (ADM – Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), a garanzia di controlli, trasparenza e prevenzione del riciclaggio. Come abbiamo visto, genera introiti pari a diverse finanziarie, e il fenomeno non sembra rallentare, nonostante le politiche di contenimento delle ultime legislature siano blandissime.
“Minchia, ma non eri proprio tu quello che professava l’idea di legalizzazione per controllare e limitare un fenomeno? E come la mettiamo con questa brutta faccenda del gioco d’azzardo?”
Può avere senso, ma facciamo una panoramica.
Il gioco d’azzardo ha origini antichissime: è insito nell’indole umana. Già nelle prime civiltà, era intrattenimento sociale.
Già i Sumeri utilizzavano l’astragalo, un piccolo osso della pecora, che può essere considerato l’antenato dei dadi. Nell’Antico Egitto, in Cina e in Giappone i manoscritti raccontano di attività legate al gioco e alle scommesse: si trovano tracce di giochi con i dadi e corse di carri su cui si puntava denaro. Nell’Antica Roma si scommetteva praticamente su tutto e così via.
La Chiesa poi, nel corso della storia, è stata croce e delizia: a volte vietava il gioco, a volte lo legalizzava per facili guadagni. Nel ‘700, Francia e Inghilterra introdussero le prime lotterie nazionali, poi diffuse in Europa e oltre oceano, dove nacquero le slot machine e l’enorme trust del gioco.
Anche l’Italia ha una lunga tradizione nel gioco d’azzardo. Il Casinò di Venezia, inaugurato nel 1638, è addirittura il più antico del mondo, mentre il Casinò di Sanremo, aperto nel 1905, è noto non solo per il gioco ma anche per eventi e spettacoli. Tra i più grandi d’Europa troviamo il Casinò de La Vallée a Saint-Vincent, in Valle d’Aosta, e non va dimenticato il Casinò di Campione d’Italia, sulle rive del Lago di Lugano.
In buona sostanza, come insegnava Dostoevskij, il gioco d’azzardo è un fenomeno di antica data.
Cosa è cambiato negli ultimi anni
- 1992 – Inizio deregolamentazione: lo Stato inizia a vedere il gioco anche come fonte di entrate, non solo come disvalore morale.
- 1997 – SuperEnalotto: viene lanciata una nuova lotteria nazionale con grandi premi.
- 1999 – Autorizzazione sale bingo: si espandono le sale fisiche legali per il bingo.
- 2003 – Legge Finanziaria n. 289/2002: è permessa l’installazione di slot machine (AWP) nei pubblici esercizi con concessione legale.
- 2005 – Regolamentazione gioco online (AAMS): primo passo per regolamentare il gambling digitale.
- 2006 – Decreto “Bersani-Visco” (D.L. 248/2006): apertura del mercato italiano agli operatori esteri e liberalizzazione di alcune modalità di gioco.
- 2009 – Decreto legge n. 39/2009 (“decreto Abruzzo”): liberalizzazione delle VLT (Video Lottery Terminal).
- 2011 – Decreto legge n. 138/2011 (“decreto di Ferragosto”): liberalizzazione del gioco online su piattaforme autorizzate.
- 2012 – Decreto Balduzzi: limiti alla pubblicità del gioco; la ludopatia viene inserita nei LEA come patologia, con cure affidate al SSN.
- 2018 – Decreto Dignità: ulteriori restrizioni alla pubblicità, anche online.
L'ultimo accorgimento, il Decreto Dignità, di fatto, non ha prodotto i risultati sperati. Prima un qualche campione del mondo ti consigliava di scommettere, oggi invece ti invita semplicemente al “gioca responsabilmente”, ma il problema resta.
Con il gioco online e le sale scommesse, il sistema si è adattato: corse virtuali, estrazioni continue del Lotto, slot machine ovunque. La fruizione passata del gioco si basa su contrasti netti rispetto a quella presente:
- Lentezza (carte, corse, attesa dell'evento) vs Velocità (gioco immediato)
- Ritualità vs Consumo fine a sé stesso
- Socialità vs Solitudine
- Manualità vs Tecnologia
- Visibilità vs Invisibilità
- Alta soglia d’accesso (casinò, ippodromi) vs Bassa soglia (centri scommesse, online)
- Complessità (studio, dinamiche complesse) vs Semplicità (basta un pollice opponibile, spesso neanche quello)
Tutto questo ha esacerbato la sindrome ludopatica, creando una superficiale accettabilità sociale contrapposta a una voragine economica e sociale.
E quindi?
A mio parere legalizzare non dovrebbe significare solo permettere: dovrebbe voler dire dare strumenti concreti per fare una scelta consapevole e paradossalmente, il moralismo su altri “vizi” trova sulla questione "gioco" una sorta di zona franca.
De iure, il gioco è regolamentato e non completamente liberalizzato. È legale solo se gestito da operatori con licenza ADM; chi gioca in casinò non autorizzati rischia legalmente e finanziariamente.
De facto, però, il gioco sembra liberalizzato: le licenze vengono concesse con una certa facilità.
Nel dibattito sul vizio e sulla sua regolamentazione, l’Europa – e in particolare l’Italia – ciò che lascia davvero atterriti è che, di fronte a dati così chiari e a una vera e propria piaga sociale, la politica, trasversalmente, sembra completamente disinteressata a un approccio serio e intelligente alla questione.
Aspe', disinteressata non mi sembra il termine più calzante.
I costi della ludopatia in Italia, secondo studi recenti, superano i 2,3 miliardi di euro all’anno. Questi costi includono spese sanitarie, perdite di produttività, disoccupazione, spese legate alla criminalità e al sistema giudiziario, oltre a costi indiretti come suicidi e conseguenze familiari, come separazioni e divorzi. In altre parole, la dipendenza dal gioco d’azzardo ha un impatto sociale ed economico enorme, che colpisce direttamente la salute delle persone e indirettamente le famiglie e la società.
Un’analisi del 2022 ha stimato i costi sociali in dettaglio:
- Costi sanitari e di assistenza sociale: 60,2 milioni di euro.
- Perdita di produttività e disoccupazione: 1.253,4 milioni di euro.
- Costi legati ai suicidi: 2.91,6 milioni di euro.
- Costi familiari (separazioni e divorzi): 9 milioni di euro.
- Criminalità e sistema giudiziario: 709,8 milioni di euro.
Eppure, nel 2024 gli italiani hanno giocato oltre 157 miliardi di euro tra slot, scommesse, lotterie e altri giochi. Per dare un’idea della scala, l’azzardo muove circa il 7% del Pil nazionale, cioè 20 miliardi in più di quanto lo Stato spende per l’intero Servizio Sanitario Nazionale. La spesa pro capite per ogni cittadino maggiorenne ha raggiunto i 3.137 euro all’anno.
Ecco, come dire, non proprio una questione disinteressata al “Cent'pecciénto”...