Maternità surrogata: riflessioni (forse) razionaliste

Maternità surrogata: riflessioni (forse) razionaliste

Un tema spesso al centro del dibattito politico e oggetto di slogan ridondanti è quello della maternità surrogata. Le posizioni politiche su questo tema, oltre a essere polarizzate, risultano, a mio modesto parere, anche poco chiare e pretestuose. Tant’è che il sottoscritto, uomo etero, bianco e con un’ideologia dichiaratamente di sinistra non riesce (come sempre) a trovare una corrispondenza ideologica rispetto alle opinioni espresse dalle forze politiche in gioco.

Proviamo quindi a spostarla su un piano prettamente razionale, senza troppe incursioni ideologiche o partigiane.

Partiamo dalla definizione:

La maternità surrogata è un accordo in cui una donna (la "madre surrogata") accetta di portare in grembo un bambino per conto di un'altra persona o coppia, che diventerà il genitore legale del bambino al momento della nascita. Questo processo può avvenire tramite fecondazione in vitro (IVF), in cui l'ovulo della madre surrogata o di una donatrice viene fecondato con lo sperma del padre intenzionale o di un donatore.

Riflessione a latere:

“Avere figli” non è un diritto, ma lo è bensì la “scelta di averne”: questo è quanto espresso nella sentenza n. 13217 del 2014 della Corte Costituzionale in tema di fecondazione eterologa. La Corte afferma che “la scelta di [una] coppia di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi”. Si chiarisce, dunque, che non esiste un diritto ad avere figli, ma piuttosto il diritto alla libertà di autodeterminarsi nella scelta di diventare genitori e formare una famiglia. In altre parole, lo Stato tutela la libertà delle coppie di perseguire il progetto genitoriale e può intervenire per rimuovere ostacoli o garantire l’accesso a strumenti come la fecondazione eterologa. Il diritto riguarda quindi la scelta, non il conseguimento di un risultato, distinguendo chiaramente tra la libertà di aspirare alla genitorialità e l’idea, errata, di un diritto al figlio.

Tornando a noi.

L'attuale governo italiano ha da breve approvato la legge che rende la maternità surrogata un reato universale, considerandola una norma di buonsenso per contrastare la mercificazione del corpo femminile e dei bambini che va a integrare una legge già esistente, la n. 40 del 2004. Nel dettaglio, all’articolo 12, comma 6, di detto dispositivo si stabilisce che «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro». Al di là di questa normativa, restava aperta la questione su come registrare i figli delle coppie, siano esse eterosessuali che omosessuali, che avevano ricorso alla maternità surrogata in Paesi dove tale pratica era legale prima che l'attuale governo la classificasse come "reato universale", con tutte le implicazioni legali del caso.

Nel caravanserraglio dell’opposizione, un’idea chiara, ovviamente, non c’è. La parte cattolica è chiaramente contraria, i centristi sono grosso modo in linea con il governo ma favorevoli alla semplificazione delle adozioni, i pentastellati hanno poche idee ma confuse, così come il PD… in poche parole, consegnano volentieri ai potenziali elettori il diritto (o il dovere) di farsi un’idea propria e poi… insomma vedetevela voi, ecco.

Devo essere sincero, anche io non mi sono fatto un’idea chiara, anzi, per dirla meglio, ne ho due abbastanza chiare, ma purtroppo sono confliggenti. Di volta in volta avrete l’onore di conoscerle, ma per ora prendiamo come esempio le varie formule adottate nei diversi Paesi..

In primis c’è da fare una doverosa distinzione:

Maternità surrogata gestazionale

Questa è la forma più comune e implica che la madre surrogata non abbia legami genetici con il bambino. L'ovulo utilizzato può provenire dalla madre intenzionale o da una donatrice, così come il seme è del padre intenzionale o di un donatore. La madre surrogata, quindi, è semplicemente una portatrice.

Maternità surrogata tradizionale

In questo caso, la madre surrogata è anche la madre genetica del bambino, poiché l’ovulo fecondato proviene da lei. La fecondazione avviene tramite inseminazione artificiale.

Con questa premessa passiamo all’idea della cosiddetta maternità surrogata “commerciale”

In questo modello, la madre surrogata viene remunerata per il suo ruolo nel portare avanti la gravidanza. Questo è il punto su cui la destra, e non solo, fonda la sua opposizione alla "mercificazione del corpo della donna" e "vendita di bambini".

Ed è su questo che si sviluppa la mia prima posizione: il sistema di pagamento per la maternità surrogata, nella sua forma attuale, si traduce in una sorta di "grembi di povere" che portano avanti la gestazione per conto di ricchi. È una semplificazione estrema, ma il concetto è questo. E per quanto viviamo in un sistema liberista, questo modello risulta, a mio avviso, inaccettabile. Uno Stato che si occupi dei diritti e dei doveri sociali dei propri cittadini farebbe bene a vietare una pratica del genere, non tanto per una questione morale, quanto perché si tratta di un discorso di diritto, prima ancora che di etica. Uno Stato deve garantire diritti tali da evitare che una persona "venda" il proprio corpo, qualunque sia il fine.

E qui però casca il mio primo asino...

Ma se io, donna ipotetica, decidessi di farlo, perché non dovrei poterlo fare? Se credo che "il corpo è mio e decido io", se voglio liberamente accettare una gravidanza per terzi, perché uno Stato dovrebbe impedirmelo? In nome di quale principio di libertà personale un simile diritto dovrebbe essere limitato?

Vorrei poter portare in grembo il figlio per la mia amica, per mia sorella o per quella coppia (di qualunque orientamento sessuale) che desidera tanto avere un bambino ma non può. Perché non dovrei poterlo fare?

Molti assennati risponderebbero: “Esistono le adozioni per quello” (che poi de facto è la medesima proposta fatta dal mio io ipotetico donna... di quello si tratterebbe, ma vabbè). Certo, e mi sembra ovvio che in un paese civile qualunque persona, di qualunque orientamento sessuale, ritenuto affidabile, debba poter adottare. Dai, il fatto che ci voglia per forza una madre e un padre è una cagata pazzesca, in primis perché il bambino da adottare, di base, non ha né uno né l’altra, e poi per quale cazzo di motivo – condivisibile chiariamo – bisogna fare le pulci su ogni pelo di culo di un adottante, quando per avere questa patente per la genitorialità basta che un uomo e una donna, fossero questi i coniugi del Mulino Bianco o la Franzoni e Pacciani, si accoppino? Poi se volessimo dare ancor più sfogo ai deliri potreste tirare fuori il modello “Sacra famiglia”: un anziano, una quattordicenne che porta avanti una gestazione per “terzi”, una grotta, un asino e un bue… insomma, non mi dovete rompere il cazzo con questi paradigmi inesistenti, perché parliamoci chiaro, su, non ci credete manco voi...

Sto divagando. Dicevo: sì, certo, l’adozione è una manifestazione di civiltà e responsabilità, ma se io volessi davvero prestare il mio grembo per una maternità surrogata, per pura filantropia, seguendo tutti i presupposti e gli iter legali necessari (magari anche per evitare pagamenti in nero), perché diamine mi dovrebbe essere impedito?

E allora vengo a scoprire che questa formula esiste e si chiama “gestazione altruistica” e si riferisce alla pratica in cui una donna porta avanti una gravidanza per conto di un'altra persona o coppia, senza ricevere un compenso finanziario. In questo caso, la madre surrogata lo fa per motivi altruistici, ovvero per aiutare altre persone a diventare genitori, senza l'intento di trarre vantaggio economico dalla sua gravidanza. Questo tipo di gestazione è spesso regolato da leggi che cercano di garantire che non ci siano scambi monetari e che la donna surrogata agisca liberamente, con il consenso di tutte le parti coinvolte.

Ecco, forse ce l’ho. Forse ho trovato una quadra, forse la "gestazione altruistica" mi piace proprio perché evita de iure che ci sia sfruttamento e garantisce de facto la libertà individuale.

Sicuramente non è cosa facile, poiché è chiaro che senza un riconoscimento economico è difficile che qualcuno si presti a una pratica così delicata e complessa; ma d’altronde, in uno stato civile, puoi comprare beni e servizi, ma non esseri umani o parti di essi - così come c’è una legge che mi impedisce di vendere un rene al miglior offerente, ma posso, sì, decidere di donarlo a chi ne ha bisogno.

Forse è il caso di ricalibrare la bussola, cercando di riprendere in mano il significato di diritto, desiderio, etica e dovere. Concetti validi e nobili, ma non per forza da mescolare in un grande cocktail di apparente buon senso.

D'altronde l’altruismo è una dota umana, personale. Al contrario le leggi sono comuni, valgono per tutti. Forse ora l’asino non casca più. Ora aspettiamo che qualcuno a sinistra se ne accorga.

Ah, dimenticavo: con diverse ma simili formule, la gestazione altruistica (e non quella commerciale, che è vietata) è prevista in paesi come Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca e Portogallo.

Invece quella commerciale (che di fatto annulla quella altruistica) è prevista in paesi come USA (alcuni stati), Russia, Thailandia e India (legge modificata nel 2015), Ucraina, Georgia, Messico e Kazakhstan .

Rileggetevi queste due liste e tirate le vostre conclusioni.









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