L'uomo nero fa ancora paura
L'Italia è uno dei paesi che sta affrontando una storica decrescita demografica. In altre parole, non si fanno più figli. Il 2023 segna un nuovo record negativo nel calo delle nascite, scendendo a 379mila rispetto ai 393mila dell’anno precedente. Il tasso di natalità è in calo nel 72% dei comuni; in 6 su 10 è inferiore alla media nazionale e meno di 1 su 10 supera la media dell'Unione Europea.
In sintesi, ci stiamo spopolando, il che, di per sé, non sarebbe necessariamente un male. Tuttavia, stiamo consegnando a una generazione ancora non nata il fardello di un sistema economico e sociale insostenibile. Il nostro sistema di welfare dovrà essere cambiato (temo, ridimensionato), altrimenti ci troveremo di fronte a una situazione eufemisticamente difficile.
Perché tutto questo sta accadendo? I fattori sono molteplici. Da un lato, ci sono i costi della vita che continuano a salire, l'incertezza economica che li accompagna e la carenza di servizi di cura. Dall'altro, non possiamo reggere il confronto con la crescita demografica senza precedenti avvenuta nel dopoguerra, che ha portato ai numeri su cui si basa il nostro sistema attuale. Poi aggiungiamo che molti italiani lasciano il proprio paese, la contraccezione ha fatto dei passi in avanti, l'evoluzione del ruolo della figura femminile nel contesto lavorativo eccetera eccetera eccetera. In altre parole, come cantava De Gregori, non si viene più al mondo "come conigli", almeno in questa parte di mondo.
La maggior parte degli incentivi economici offerti dai vari governi negli ultimi vent'anni per incrementare le nascite ha avuto lo stesso impatto di una scoreggia davanti a un ventilatore. Ma non è su questo che desidero soffermarmi, ma piuttosto su una riflessione portata da Fabio Panetta, governatore di Bankitalia, nell'agosto di quest'anno durante il Meeting di Rimini degli amici di Comunione e Liberazione.
'Le proiezioni demografiche indicano che nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenterà il numero degli anziani. Questa dinamica rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla propensione a intraprendere e a innovare, sulla sostenibilità dei debiti pubblici'.
Per contrastare questi effetti, aggiunge, 'è essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l'occupazione di giovani e donne, in particolare nei paesi, tra cui l'Italia, dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età sono ancora troppo ampi'. Per questo, 'anche misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economico, indipendentemente da valutazioni di altra natura'.
"Indipendentemente da valutazioni di altra natura".
Siamo cresciuti in un contesto storico in cui, con un puerile e preoccupante superficialismo, abbiamo affrontato l'idea che l'immigrato rappresentasse il binomio secolare del buono e del cattivo. Se è buono, è una risorsa culturale, gentile, poverino, con molto da insegnarci, e per favore, non chiamiamolo "immigrato", ma "migrante", quasi un fenicottero o un'entità impalpabile, tipo un Siddharta di Herman Hesse che poeticamente attraversa i confini. Io preferisco chiamarlo "immigrato" perché, al di là della correttezza grammaticale, nessuno lascia la propria terra per piacere o curiosità, a meno che non sia nato nella parte "fortunata" del mondo. Se il "migrante" non avesse avuto la necessità, indotta o autonoma, di lasciare il proprio paese per venire a prenderselo nel culo qui, non l'avrebbe fatto. Chiusa polemica.
Dall'altra parte, se è cattivo, è uno stupratore, un lapidatore, puzza, mangia insetti, spaventa i bambini e, diciamocelo, è ne(g)ro! Se da una parte vendono libri davanti a Feltrinelli, dall'altra crepano tra i filari di pomodori. Se da una parte dobbiamo accoglierli per aprirci a nuove culture, dall'altra vanno affondati direttamente all'arrivo.
Personalmente sul tema in questione non condivido nulla che arrivi da destra, visto che la storia li ha sempre messi nella condizione di essere anacronistici e obsoleti (per non dire barbari). Dai "buoni", ancora non ho sentito una proposta che abbia effettivamente senso logico e razionale. Ah, no, c'era quella della legge dell'ex Ministro Minniti che, insomma, come direbbe Antonio De Curtis in "Totò, Peppino e la malafemmina": "... e ho detto tutto".
D'altra parte, tornando a Panetta, la storia ci insegna che, mediamente, le migrazioni di forza lavoro dai paesi meno sviluppati a quelli più sviluppati hanno contribuito positivamente alla produttività reale. Tuttavia, ci sono sfide significative che non possiamo ignorare: lo sfruttamento, la pressione sui servizi pubblici e la segregazione sociale. Se questi problemi non vengono affrontati in modo adeguato, possono ridurre o ritardare i benefici che le migrazioni possono portare. Marx, ad esempio, definiva l'"esercito industriale di riserva" come una massa di lavoratori disoccupati o sottoccupati che il capitale può sfruttare nei momenti di bisogno, mantenendo bassi i salari e precarizzando la forza lavoro. In questo contesto, gli immigrati, spesso in condizioni di vulnerabilità, possono essere utilizzati come manodopera a basso costo, alimentando la competizione al ribasso per i lavoratori locali e consolidando lo sfruttamento sistematico.
Su questo tema si potrebbe discutere per ore; insomma, non è certo una minchiata da bar.
Un po' più da bar invece, e aggiungo una riflessione non richiesta, è che da sempre chi vive da più tempo in un territorio, anche se figlio o nipote di immigrati, tende a essere spaventato da queste masse che "ci tolgono il lavoro". Su quest'ultima affermazione, le destre hanno costruito gli slogan più vincenti degli ultimi cento anni. Riflettendo sul fatto che se un immigrato proveniente da un paese meno sviluppato del tuo, con una formazione scolastica e professionale inferiore alla tua e che non parla la tua lingua, possa "rubarti il lavoro", forse dovresti riflettere sul fatto di essere una mezzasega. E poi lo sappiamo, in una logica di libero mercato, non può esistere il protezionismo "razziale", anche se lo stesso libero mercato è confusamente difeso da coloro che avvertono questa minaccia fantasma.
In sintesi: le soluzioni adottate negli ultimi anni non hanno portato a risultati concreti e finché non si chiarirà e razionalizzerà la figura dell'immigrato (irregolare o regolare che sia), continuerà a essere oggetto di slogan populistici ridicoli o elucubrazioni antropologiche non richieste.
Zuccherino di fine pezzo:
È tanto noto quanto spettacolare e viene direttamente dal cavo orale dal nostro Ministro Lollobrigida:
"Dobbiamo pensare anche all'Italia di dopodomani. Per queste ragioni vanno incentivate le nascite. Va costruito un welfare per consentire di lavorare a chiunque e avere una famiglia. Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica".
... sostituzione etnica. Sostituzione etnica. Sì, sostituzione etnica. In Italia. Qualcuno gli dica che è ossessionato da un'etnia inesistente, nata semplicemente dal millenario frullato tra:
- Liguri
- Veneti
- Insubri
- Etruschi
- Greci
- Fenici
- Celti
- Romani
- Ostrogoti
- Visigoti
- Longobardi
- Bizantini
- Arabi
- Normanni
- Francesi
- Spagnoli
- Slavi
- Turchi
- Austriaci
E quindi? Ah grande... e diciamolo. Non sono i cinesi il problema, tanto quelli si fanno i cazzi loro e c'hanno pure er SUV. Non sono manco i Bangla che stanno aperti fino alle undici de notte e vendono la Peroni a un euro e cinquanta, manco i sudamericani che so' tanto carucci co' nonna... i rumeni e gli ucraini? Porelli, quelli so' come noi alla fine, no? E poi sai quanto li hanno fatto soffri' i comunisti? Come gli albanesi, no? So venuti a migliaia coi gommoni, ok che hanno fatto qualche marachella ma mo, oh, non li senti e nun li vedi. E poi hai visto che tronco di fregna che è Dua Lipa, porcoddue? Allora chi è rimasto?
Ah, sì!
Quindi tradotto per sillogismo, non è la sostituzione etnica il problema, è l'uomo nero!
Dall'altra parte la replica della Schlein:
«Le parole del ministro Lollobrigida sono disgustose sono parole inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo. (...) Mi auguro che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni - ha aggiunto - fatte per altro nel giorno in cui il presidente Mattarella si trova in visita ad Auschwitz»
A cui replica il nostro Ministro:
«La sinistra evidentemente in difficoltà, priva di argomenti, solleva il solito polverone su una dichiarazione che ho fatto oggi durante un’assemblea sindacale».
E chiosa «Gente che ha governato a lungo che invece critica quello che si fa senza proporre nulla di alternativo.»
Purtroppo su quest'ultima affermazione però, non posso che essere d'accordo.