Bordello in Siria (poche idee ma confuse)

Assad è caduto! W ehm... Sì, dai... i liberatori... ecco, su... anche se... insomma. Forse no, forse... ehm.
L'ossessione per il dualismo "buoni e cattivi" sta vivendo in queste settimane uno dei suoi punti più eclatanti, generando un cortocircuito di notevole portata. Forse è frutto di troppe scorpacciate di filmacchioni Marvel o semplicemente della voglia di volersi schierare a tutti i costi, anche in dinamiche in cui, diciamoci la verità, chi più chi meno, non ci si capisce una minchia (a meno che non si sia spesa una buona parte della propria esistenza a studiarle). Però, citando i saggi, partiamo dal presupposto dell'ignoranza e cerchiamo di analizzare i pochi elementi che abbiamo.
Da una parte la dinastia Assad
Hafez al-Assad (il padre dell'oggi più noto sosia di Fabio Fazio) giunse al potere nel 1970 tramite un colpo di stato. Il suo governo si caratterizzò per la creazione di uno stato autoritario basato sul Partito Ba'ath e sul controllo dei servizi di sicurezza e delle forze armate. Durante il suo mandato, il paese visse un periodo di stabilità politica interna, ma anche di repressione nei confronti delle opposizioni. A livello esterno, la Siria mantenne alleanze con l'Unione Sovietica, l'Iran e altri paesi arabi, ma ebbe anche conflitti con Israele, in particolare per la questione del Golan.
Dopo la morte di Hafez nel 2000, suo figlio Bashar al-Assad gli succedette alla presidenza. Bashar, inizialmente visto come un leader potenzialmente moderato, tentò di introdurre alcune riforme economiche e politiche, ma la sua gestione politica rimase de facto di natura autoritaria. Nel 2011 la Siria fu travolta da proteste popolari ispirate dalla "Primavera araba", che chiedevano riforme democratiche e maggiore libertà politica. Le proteste sfociarono in un conflitto armato e, da quel momento, la guerra civile siriana divampò, con il regime di Bashar che si trovò a fronteggiare una crescente opposizione interna e l'intervento di potenze straniere.
Dall'altra parte abbiamo il "liberatore" Al-Jolani
Al-Jolani il leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo jihadista che ha avuto un ruolo centrale nel conflitto siriano, specialmente nel nord-ovest del paese, nella provincia di Idlib. Al-Jolani è stato uno dei principali comandanti del Fronte al-Nusra (al-Nusra Front), che inizialmente era un ramo di al-Qaeda in Siria. Successivamente, dopo il distacco da al-Qaeda nel 2016, il gruppo ha assunto il nome di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), pur mantenendo una visione radicale islamista.
Al-Jolani, nato in Siria e proveniente da una famiglia sunnita, ha acquisito notorietà durante la guerra civile siriana, quando al-Nusra divenne uno dei gruppi principali nell'opposizione armata al regime di Assad. Nel 2016, dopo aver preso le distanze da al-Qaeda, al-Jolani ha cercato di consolidare una coalizione di gruppi jihadisti in Siria sotto il nome di HTS, cercando di guadagnarsi una maggiore legittimità tra i gruppi islamisti, ma continuando a perseguire un obiettivo di stato islamico basato sulla sharia.
HTS, sotto la guida di al-Jolani, ha esercitato un forte controllo sulla città di Idlib, che è diventata una delle ultime roccaforti della resistenza anti-Assad, supportata da potenze straniere come la Turchia. Il gruppo ha mantenuto una posizione ambigua rispetto alla comunità internazionale, cercando di presentarsi come una forza di liberazione contro il regime di Assad, ma al contempo mantenendo legami con altre fazioni jihadiste. Sebbene al-Jolani abbia cercato di moderare alcune delle posizioni di HTS per ottenere un maggiore supporto della popolazione locale, il gruppo rimane impegnato in un'ideologia radicale che predica l'instaurazione di un califfato islamico.
Fatto sta che quest'ultimo, appartenente comunque a un'organizzazione definita terrorista da UE, USA, Gran Bretagna, Canada e altre nazioni e in parte dall'ONU, nella notte tra il 7 e l'8 dicembre entra a Damasco, costringendo alla fuga Assad e, di fatto, prendendo il potere.
A questo punto il mondo "che conta" nicchia. È vero, il sanguinario dittatore dalle labbra sottili non c'è più e così un alleato in meno del nemico russo, però questi, porca troia, fino all'altro ieri li chiamavamo tagliagole ed eravamo tutti uniti nell'intento di sterminarli. Però a quanto pare Al-Jolani, nel frattempo, ha avuto una sorta di svolta democratica, ergendosi come potenziale Rocco Buttiglione del campo largo dell'integralismo islamico. Si accorcia la barba, sorride e promette che (probabilmente) non farà troppe delle porcherie previste dai suoi simili. A quel punto, a livello mondiale, ci si guarda un po' preoccupati, un po' fiduciosi. Un po' forse come accadde in passato con profili come Saddam Hussein, ma per Dio, è passato quasi mezzo secolo!

Ma che facciamo? Se auspichiamo un dialogo con questa nuova e instabile realtà di potere del Medio Oriente, certo non possiamo tenerli in quella lista nera da terroristi. In effetti anche l'African National Congress si è visto segnato in quella lista (con il beneplacito della Thatcher e degli USA) prima che Mandela diventasse il buon Morgan Freeman del continente nero e successivamente premio Nobel e premier.
Ma allora che fare? Ovviamente, alla finfirinfinfine, queste dinamiche a un tale livello di geopolitica sono davvero quisquilie senza senso: è solo la nostra percezione, filtrata dall'informazione e da una politica a trazione propagandista, che ci fa pensare in maniera binaria. Chiaramente si troverà una quadra e, guarda un po', in questa quadra non ci saranno più, ovviamente, buoni e cattivi.
Senza dimenticare che stiamo parlando della Siria, cioè un territorio che de iure può avere un governo, ma de facto è controllato e governato da una moltitudine di realtà politiche, etniche, religiose di varia natura. Intanto sarebbe giusto ricordarcelo: non sono realtà comparabili politicamente a quelle europee o comunque occidentali. Ma il gioco binario fatto di tanti 0 e tanti 1 sembra non essere così facile da capire.
Non bisogna per forza avere la presunzione di avere tutti gli strumenti per capire dinamiche di questa portata. Credo piuttosto che basti sapere di "non sapere" e, con razionale analisi, mettere in ordine di causa ed effetto gli elementi a disposizione.
Colgo quindi l'occasione per allegare questo link di un intervento del geopolitologo Lucio Caracciolo, durante la trasmissione Otto e mezzo, condotta da Lilli Gruber.
Ciò detto, Travaglio dovrebbe trovare un po' di tempo per mettere in ordine la sua libreria.