Bitcoin, anarco-capitalisti e onanismo

Bitcoin, anarco-capitalisti e onanismo

Non vi voglio convincere a comprare Bitcoin, a farlo ci pensa già il vostro amico che ne sa di finanza. Però il discorso è tornato di attualità e il suo inesorabile sviluppo sta andando avanti. Vorrei approfondire il perché sia inesorabile e con questo obiettivo parlerò di masturbazione, anarchia, capitalismo e libertà.

Il problema

Il mondo del denaro, ossia il sistema finanziario retail, è per la maggior parte disciplinato da un insieme di società private. VISA e Mastercard ci permettono di usare "la carta" e trasferire i soldi all'esercente. Unicredit, Intesa, Revolut ci tengono i soldi in un posto sicuro. Ciascuna di queste società ha una persona a capo, che prende le decisioni, ci guadagna e ci garantisce il servizio. Esiste poi un ente pubblico nazionale che si assicura che queste società seguano delle regole di sicurezza, o pena, perdita della licenza.

Una di queste regole, è che ogni società si assicuri che ciascun cliente non sia un "malfattore". Questa pratica è chiamata KYC (Know Your Customer), un insieme di procedure messe in campo da una società privata di controllo per verificare l’identità e la “meritevolezza” dei clienti bancari e clienti di sistemi di pagamento. Se la banca, sgarra e accetta un "immeritevole", corre il rischio di perdere la licenza e si assicura multe milionarie. È chiaro che alla banca non fa comodo avere clienti scomodi, quindi giù di KYC.

In origine, l’idea del KYC era legata a un obiettivo nobile: evitare che le banche fungessero da canali per finanziare attività terroristiche, riciclare denaro criminale o favorire evasione fiscale su larga scala. Nella pratica, lo Stato, ha messo in mani ai privati uno strumento che assume i contorni di tribunale privato, senza appello, che decide sulle sorti finanziarie dei cittadini. Il cliente può presentare ricorso, tuttavia l’onere della prova tende a ricadere su di lui, sovvertendo la logica della presunzione di innocenza tipica dei procedimenti giudiziari.

Questo rende la vita difficile a chi vuol riciclare denaro, ma anche a chi condivide il nome con quella persona che magari viene scambiato e tagliato fuori. E se il Ministero dell'Economia decide che sono immeritevoli certe categorie di persone, anche quelle vengono "flaggate" dal servizio di KYC. Questo è successo in Canada durante la rivolta dei camionisti [wikipedia], e negli Stati Uniti con i fondatori di società di criptovalute [telegraph]. Una volta che il servizio di KYC ti flagga, le banche che usano quel sistema, ti tolgono l'accesso al conto, e buona fortuna ad usare solo cash.

Di questo sta parlando ultimamente Marc Andreessen, investitore e fondatore di Netscape. L'accusa è contro questo regime regolatorio opaco in cui attori istituzionali e privati – banche in primis, spesso sotto pressioni indirette o dirette dei regolatori pubblici – esercitano un potere discrezionale enorme nel determinare chi può o meno disporre di un conto corrente e di servizi basilari, come bonifici, carte di credito e accesso a mercati internazionali.

Gli Anarco-hacker

In questo scenario si inseriscono i nostri amici Anarco-Hacker, che odiano farsi dire cosa debbano fare, che lavorano al computer giorno e notte, guardano tantissimo porno, e non vogliono farsi beccare in flagrante. Come pagare per vedere del porno? Che carta usare? Quella di mamma? E se beccano mamma? Mamma legge l'estratto conto. Ma porca miseria ma è possibile che l'unica maniera di pagare per il mio sano umpa umpa debba tracciarmi. Io voglio solo un po' di squish squish giornaliero. Ci dev'essere un'altra maniera per non farsi tracciare....Adesso gliela faccio vedere io...

Dunque, io trasferisco dei soldi, che non sono altro che numeri, dal mio (quello di mamma in realtà) conto in banca a quello del magnaccia che a sua volta trasferirà (spero) a Katy. Per farlo devo chiedere a VISA di prendere soldi dall'Unicredit e trasferirli al Mediobanca del magnaccia. OK..eliminiamo la connessione diretta e introduciamo un intermediario che offuschi la transazione. AH! VISA prende i soldi da Unicredit e li mette nel mio nuovo programmino Bitcoin che non possiede il mio nome o quello di mia mamma. Trasferisco i Bitcoin all'indirizzo del magnaccia. Il magnaccia usa VISA e se li trasferisce nel suo conto Mediobanca, FATTA!

Bene, devo creare sto Bitcoin.

Dopo 10 anni di lavoro, tante Redbull e totale astinenza, tale Ona-Anarco-Hacker che oggi online chiamano Satoshi Nakamoto, ha creato un sistema di banca immateriale e pagamento online che non dipende da enti privati, bensì è una nuova funzionalità di internet. Grazie a questa innovazione è possibile creare sistemi finanziari senza barriere di ingresso che non dipendono da governi, da privati o da KYC.

Questo è importante perché l'uso del denaro è essenziale per la vita individuale, tanto quanto sono essenziale cibo, aria, sanità ed educazione. Finalmente abbiamo un sistema "di backup" che alla peggio possiamo utilizzare se gli altri non funzionano.

Non è più la fine del mondo se ci viene chiuso per sbaglio l'accesso alle banche.

Il concetto di Exit e libertà

Questo concetto di "sistema di backup", è collegato all’idea di “Exit”, così come la delinea Balaji Srinivasan in questo talk:

Balaji è un Anarco-hacker, ha avuto una carriera da biologo, venduto la sua società per tanti 100 milioni di soldi e poi si è appassionato alle criptovalute e alla filosofia.

Lui descrive l'uomo libero come l'uomo che può scegliere. Più precisamente, preso un contesto, l'uomo può scegliere se ha la possibilità di uscire da quel contesto. Ad esempio: un bisogno primario come il mangiare, è garantito da diversi sistemi che mi permettono di scegliere - mi coltivo una pianta di pomodori in balcone, vado al supermercato, bar, mensa, ristorante. Se non mi danno da mangiare in un ristorante, ho la possibilità di uscire e trovare un'altra maniera di riempirmi la pancia. Questo è un sistema dove mi sento libero.

Trovo affascinante il concetto di “exit” perché costituisce uno strumento di analisi universale del grado di libertà di un sistema: ci si può chiedere se esista una reale possibilità di andarsene. Questo criterio risulta utile, ad esempio, se consideriamo la possibilità di cambiare liberamente impiego senza subire ritorsioni, di uscire da una comunità religiosa senza pressioni o di non aderire a un’associazione cui non ci sentiamo più affini. In ogni situazione in cui l’individuo non può dire “me ne vado”, la libertà è limitata o, talvolta, inesistente. Se una persona non è in grado di sottrarsi a un controllo, a una gerarchia o a un insieme di obblighi non condivisi — passando a un’altra struttura, rinunciando a un determinato ruolo o scegliendo un contesto più adatto alle proprie aspirazioni — allora non gode di un autentico margine d’azione. In altri termini, non ha un’opzione di “exit”.

Come abbiamo accennato prima, con l'avvento del KYC, io non avrei avuto nessuna altra maniera di accedere ai servizi che dipendono da pagamenti online, e senza una banca avrei avuto una serie di problemi nel gestire contanti e farmi pagare. Questo aspetto non è una sottigliezza: significa che in un mondo dominato da KYC e debanking, l’esistenza di un sistema come Bitcoin offre almeno la possibilità di “uscire” (exit, appunto) dal regime di monopolio invisibile.

Bitcoin e in generale le criptovalute, non risolvono ogni difetto del sistema finanziario, ma garantiscono uno spazio permissionless dove l’ingresso non è subordinato all’approvazione di un’autorità centrale (come internet). Nel protocollo Bitcoin non esistono manager, direttori di filiale, politici o board regolatori che decidono chi può utilizzare la rete e chi no. Le uniche regole sono codificate nel protocollo, e l’adesione è volontaria e aperta a chiunque.

Certo, Bitcoin e le criptovalute non risolvono ogni problema. Essere permissionless non implica essere automaticamente esenti da truffe o manipolazioni. Un sano livello di regolamentazione è ancora desiderabile, soprattutto per proteggere i consumatori e garantire minimi standard di sicurezza. Tuttavia, una regolamentazione “leggera” e focalizzata sulla trasparenza e la concorrenza – piuttosto che sul controllo invasivo e indiscriminato – favorirebbe l’emergere di nuovi modelli, più aperti e meno inclini alla censura.

Libertarismo, anarchia e statalismo

Ma come facciamo a definire la regolamentazione "leggera". Come facciamo a fidarci dello Stato se ogni 4 anni può cambiare su ogni posizione. L'anarco-capitalista che vuole libertà individuale e libertà della sua società private nell'agire indisturbato nel libero mercato, non ama nessun tipo di regolamentazione e non vuole rotture di coglioni.

Qui ci sono due scuole di pensiero anarchico:

La prima è descritta dal nostro Primo Ministro argentino preferito, in una intervista da Lex Friedman:

Milei ci parla del fatto che lo Stato e chi lavora nello Stato viene pagato per intervenire e creare regolamentazioni, che certe regolamentazioni sono giuste, ma ogni anno se ne aggiungono delle nuove. Serve un ente predisposto al taglio delle regolamentazioni pregresse. Questo ente ora in Argentina pare che stia togliendo tra una e 5 regolamentazioni al giorno (Elon Musk e il DOGE in America, si sono ispirati a Milei).

Un estratto dall'intervista:

"A rigor di logica, mi considero un anarco-capitalista. Disprezzo il governo statale. Disprezzo la violenza. Supponiamo di prendere la definizione di liberalismo. Di solito utilizzo la definizione di liberalismo data da Alberto Benegas Lynch, che è molto in linea con la definizione di John Locke, il quale ha affermato che il liberalismo è il rispetto illimitato per il progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione e in difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. Quindi, incornicio tutte le discussioni all’interno di questi termini. E il fatto è che, quando si arriva a questa nozione, oserei dire che si diventa anarco-capitalisti de facto. E ciò che questo descrive è un’idea che rappresenta il mio mondo ideale. Voglio dire, questo è il mondo ideale.

Ora, la vita reale pone una serie di restrizioni, alcune delle quali si possono eliminare e altre no. Quindi, nella vita reale, sono un minarchico. Sostengo la minimizzazione della dimensione dello Stato."

La seconda scuola è quella di Balaji, il cui nuovo impegno è quello di rendere facile e permissionless, la creazione di nuovi Stati. Tale sistema oggi è possibile crearlo proprio grazie alle stesse innovazione che hanno reso possibile il Bitcoin. Lui li chiama i Network State. Balaji riconosce che il miglior sistema di regolamentazione è garantito non da enti privati, bensì da un sistema scritto in codice macchina, come il Bitcoin. Il sistema scritto dalla macchina è neutrale, può essere imperituro e quindi non dipendere da agenti esterni come movimenti politici, è fondamentalmente più affidabile di un governo. Il concetto di essere più affidabile di un governo non è andato troppo giù ai governi stessi a cui lo ha proposto, quindi ha scelto di creare un nuovo modo di fare governi. In questo caso, non ho trovato un collegamento con l'onanismo qua, ma la motivazione di Balaji segue lo stesso paradigma di Satoshi.

Qui un tratto di una lunghissima intervista dove descrive cosa sia un network state:

In poche parole, come Bitcoin ci ha liberato dal sistema finanziario privato, il Network State dovrebbe permettere di creare Stati e ampliare la scelta di dove risiedere, chi mi possa garantire una identità, a chi possa pagare le mie tasse, che tipo di regolamentazione applicare...

Il Bitcoin è inesorabile. Inesorabile come lo scontro tra l’imposizione delle regole e il ribelle che le odia. La criptovaluta rappresenta l’incarnazione moderna della ricerca di libertà e autodeterminazione, una spinta vitale, rivoluzionaria, che ha sempre accompagnato l’umanità e che difficilmente ci lascerà.

Secondo me

Per concludere voglio dare la mia opinione non sollecitata.

Per quanto riguarda i Bitcoin, sono molto felice della loro esistenza e che l'innovazione conosciuta come Blockchain abbia permesso la creazione di un completo sistema finanziario parallelo a Wall Street e grandi banche. Se questa tecnologia permetterà di creare nuovi Stati, ancora meglio. Anche io faccio parte di quella fetta di persone a cui non piace troppo farsi dire cosa fare, sono permaloso, e voglio fare quello che mi pare il più possibile.

Per quanto riguarda lo statalismo, inteso come l’intervento dello Stato nelle dinamiche economiche e negli investimenti pubblici, e il libertarismo, in cui invece lo Stato si limita al minimo indispensabile, la mia posizione è che non importa se il mercato sia del tutto libero o ampiamente regolamentato: l’unica cosa che conta è che funzioni bene. Tuttavia, ritengo che in una situazione ideale il mercato dovrebbe essere libero per impostazione predefinita, con un intervento statale limitato ai casi in cui risulti davvero necessario. Potrà sembrare un’ovvietà, ma è in realtà un concetto controverso, dato che le politiche economiche attuali spesso operano all’opposto, trattando i libertari come rarità o casi estremi — basti pensare a Milei in Argentina o, in passato, a Bersani in Italia. Eppure, sostenere che un mercato libero sia un sistema di auto-bilanciamento che premia chi offre valore resta un’idea plausibile: lo Stato non può prevedere chi “meriti” i fondi pubblici, e di conseguenza sarebbe meglio astenersi dall’intervenire nei settori come l’energia, le infrastrutture, l’automobile, l’intrattenimento e l’alimentare. Resta comprensibile un sostegno di base statale in ambiti fondamentali come l’istruzione, la sanità, le infrastrutture e la difesa, ma al di fuori di questi, l’ideale sarebbe lasciare che la meritocrazia faccia il suo corso.

Dove l'intervento dello Stato ha garantito dei risultati migliori del il libero mercato? Generalmente il libero mercato, durante l'auto-bilanciamento, ha bisogno di una fase di assestamento e ha una dinamica che inizialmente premia il più ricco, ma si assesta nel lungo periodo a premiare il miglior servizio. Un intervento statale può sabotare questa dinamica e velocizzare il processo (può anche avere l'effetto contrario). Abbiamo visto che ha velocizzato del 10.000% la creazione di vaccini nel periodo del Covid. Vediamo anche però proposte come la seguente: Conte dice alla Von Der Leyen- togliamo i sussidi all'Ucraina e investiamo nell'automotive - ossia paghiamo e premiamo la Mercedes e la Fiat che invece di investire nell'elettrico si son mangiati i profitti nei tempi buoni, mentre le industrie cinesi e americane hanno investito i in motori di nuova generazione, e ora ci invadono il mercato. Grande Conte. Il severo mercato punirebbe queste scelte sbagliate, invece Conte premia, tanto pagano le tasse!

Quindi quando libero mercato e quando intervento statale? Per dare una risposta, cosa c'è di meglio che avere centinaia di Stati che sperimentano diverse regolamentazioni ciascuno?

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